| marco94 |
| | ma la iserisco qui la parte dell'europa balcanica che c'è nel libro vecchio?
intanto la metto, è la seconda parte, la prima la deve fare alessio
Una lunga fase di transizione (2a parte)
La regione balcanica orientale. L’area comprende due stati (Bulgaria e Romania) il cui territorio, in buona parte montuoso si affaccia sul mar Nero. Qui la transizione al sistema capitalista è stata resa più difficile dalla relativa arretratezza dell’agricoltura e del sistema industriale. Non esistono inoltre, tradizioni consolidate di gestione democratica dello stato e sono frequenti le tensioni interne tra gruppi etnici e sociali. Solo negli ultimi anni hanno ottenuto qualche riconoscimento le minoranze interne: quella turca in Bulgaria e quella ungherese in Romania, che durante il periodo comunista avevano subito gravi discriminazioni. In quest’area può essere compresa anche Cipro che, pur non facendo parte – dal punto di vista strettamente geografico – dell’Europa, è molto legata alla penisola balcanica da ragioni storiche e culturali ed è tra paesi candidati a entrare nell’Unione Europea.
La regione balcanica occidentale. Di quest’area fanno parte l’Albania e cinque delle sei repubbliche che dal 1945 al 1991 hanno costituito la ex Iugoslavia: Croazia, Bosnia-Erzegovina, Macedonia, Serbia e Montenegro (queste due ultime sono rimaste unite formando un nuovo stato federale). L’area balcanica occidentale è stata travagliata, per tutti gli anni Novanta del secolo scorso, da una serie di conflitti che hanno coinvolto pesantemente le popolazioni civili: solo gli interventi militari della NATO e dell’ONU (nel 1995 in Bosnia e nel 1999 nel Kosovo, in Serbia e Montenegro) hanno fermato le operazioni di guerra e di pulizia etnica, ma la situazione politica continua a essere molto incerta e le condizioni economiche precarie. Anche l’Albania è reduce da un lungo regime comunista, che ha lasciato il paese in condizioni di grave arretratezza, privo di infrastrutture economiche e sociali. La povertà e la disoccupazione hanno originato forti flussi migratori, diretti in primo luogo verso l’Italia e gli altri paesi dell’Europa occidentale. La situazione si è ulteriormente aggravata nel 1996-97, quando l’Albania è precipitata nel caos e nella violenza in seguito alla crisi provocata dal fallimento di alcune società finanziarie, e solo l’intervento militare di una Forza multinazionale di protezione, guidata dall’Italia, ha riportato la calma. La stabilità politica ed economica dell’Albania è stata messa a dura prova nel 1999, quando nel paese si sono riversati centinaia di migliaia di profughi scacciati dal Kosovo e, contemporaneamente, decine di migliaia di soldati delle forze armate della NATO. Di fatto, anche dopo gli accordi di pace con la Serbia, l’Albania è rimasta una nazione militarizzata, dipendente dagli aiuti economici dei paesi amici.
La popolazione e le città. L’Europa centrale e balcanica è abitata da quasi 130 milioni di persone, pari al 18% della popolazione del continente. La densità media è di 87 ab./Kmq (rispetto ai 68 ab./kmq della media europea); i valori più elevati si registrano in Albania, Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia. Dal punto di vista demografico i paesi dell’area centrale si sono ormai allineati a quelli occidentali: la popolazione ha smesso infatti di crescere a causa della bassa natalità ed è aumentata la quota degli anziani. La natalità resta invece elevata nell’area balcanica. In molto paesi dell’area si hanno intensi flussi migratori in uscita, diretti in gran parte verso l’Europa occidentale (soprattutto la Germania). La lunga separazione dall’Europa occidentale, durante gli anni della «guerra fredda», non ha influito sulle strutture culturali e sulle tradizioni più antiche, che sono comuni con il resto d’Europa. Le lingue parlate sono quasi tutte indoeuropee (con l’eccezione dell’ungherese e dell’estone) e appartengono alla famiglia slava (tranne il rumeno, che è una lingua neolatina). La religione più diffusa è il cristianesimo, nelle confessioni cattolica e ortodossa. Nella penisola balcanica è diffuso anche l’islamismo, eredità della lunga dominazione dell’impero turco. La rete urbana è meno sviluppata rispetto a quella dell’Europa occidentale, ma non mancano alcune grandi aree metropolitane (Varsavia, Budapest, Praga, Bucarest, Sofia). Il livello medio di urbanizzazione si aggira intorno al 60%.[/size] ma la iserisco qui la parte dell'europa balcanica che c'è nel libro vecchio?
intanto la metto, è la seconda parte, la prima la deve fare alessio
Una lunga fase di transizione (2a parte)
La regione balcanica orientale. L’area comprende due stati (Bulgaria e Romania) il cui territorio, in buona parte montuoso si affaccia sul mar Nero. Qui la transizione al sistema capitalista è stata resa più difficile dalla relativa arretratezza dell’agricoltura e del sistema industriale. Non esistono inoltre, tradizioni consolidate di gestione democratica dello stato e sono frequenti le tensioni interne tra gruppi etnici e sociali. Solo negli ultimi anni hanno ottenuto qualche riconoscimento le minoranze interne: quella turca in Bulgaria e quella ungherese in Romania, che durante il periodo comunista avevano subito gravi discriminazioni. In quest’area può essere compresa anche Cipro che, pur non facendo parte – dal punto di vista strettamente geografico – dell’Europa, è molto legata alla penisola balcanica da ragioni storiche e culturali ed è tra paesi candidati a entrare nell’Unione Europea.
La regione balcanica occidentale. Di quest’area fanno parte l’Albania e cinque delle sei repubbliche che dal 1945 al 1991 hanno costituito la ex Iugoslavia: Croazia, Bosnia-Erzegovina, Macedonia, Serbia e Montenegro (queste due ultime sono rimaste unite formando un nuovo stato federale). L’area balcanica occidentale è stata travagliata, per tutti gli anni Novanta del secolo scorso, da una serie di conflitti che hanno coinvolto pesantemente le popolazioni civili: solo gli interventi militari della NATO e dell’ONU (nel 1995 in Bosnia e nel 1999 nel Kosovo, in Serbia e Montenegro) hanno fermato le operazioni di guerra e di pulizia etnica, ma la situazione politica continua a essere molto incerta e le condizioni economiche precarie. Anche l’Albania è reduce da un lungo regime comunista, che ha lasciato il paese in condizioni di grave arretratezza, privo di infrastrutture economiche e sociali. La povertà e la disoccupazione hanno originato forti flussi migratori, diretti in primo luogo verso l’Italia e gli altri paesi dell’Europa occidentale. La situazione si è ulteriormente aggravata nel 1996-97, quando l’Albania è precipitata nel caos e nella violenza in seguito alla crisi provocata dal fallimento di alcune società finanziarie, e solo l’intervento militare di una Forza multinazionale di protezione, guidata dall’Italia, ha riportato la calma. La stabilità politica ed economica dell’Albania è stata messa a dura prova nel 1999, quando nel paese si sono riversati centinaia di migliaia di profughi scacciati dal Kosovo e, contemporaneamente, decine di migliaia di soldati delle forze armate della NATO. Di fatto, anche dopo gli accordi di pace con la Serbia, l’Albania è rimasta una nazione militarizzata, dipendente dagli aiuti economici dei paesi amici.
La popolazione e le città. L’Europa centrale e balcanica è abitata da quasi 130 milioni di persone, pari al 18% della popolazione del continente. La densità media è di 87 ab./Kmq (rispetto ai 68 ab./kmq della media europea); i valori più elevati si registrano in Albania, Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia. Dal punto di vista demografico i paesi dell’area centrale si sono ormai allineati a quelli occidentali: la popolazione ha smesso infatti di crescere a causa della bassa natalità ed è aumentata la quota degli anziani. La natalità resta invece elevata nell’area balcanica. In molto paesi dell’area si hanno intensi flussi migratori in uscita, diretti in gran parte verso l’Europa occidentale (soprattutto la Germania). La lunga separazione dall’Europa occidentale, durante gli anni della «guerra fredda», non ha influito sulle strutture culturali e sulle tradizioni più antiche, che sono comuni con il resto d’Europa. Le lingue parlate sono quasi tutte indoeuropee (con l’eccezione dell’ungherese e dell’estone) e appartengono alla famiglia slava (tranne il rumeno, che è una lingua neolatina). La religione più diffusa è il cristianesimo, nelle confessioni cattolica e ortodossa. Nella penisola balcanica è diffuso anche l’islamismo, eredità della lunga dominazione dell’impero turco. La rete urbana è meno sviluppata rispetto a quella dell’Europa occidentale, ma non mancano alcune grandi aree metropolitane (Varsavia, Budapest, Praga, Bucarest, Sofia). Il livello medio di urbanizzazione si aggira intorno al 60%.[/size]
| | |
| |
|